Cosa vuol dire alto contatto?


Immagine tratta dal web

Nell'ultimo post parlavo di Pulcino, del suo bisogno di mamma e di bambini e genitori ad alto contatto.
Ma che vuol dire?
Cosa sono i bambini ed i genitori ad alto contatto?
Quando un bambino nasce per vie naturali si deve incanalare nello stretto canale del parto. Passa per prima la testolina, quindi passa il resto del corpicino. Per poter passare le ossa del cranio sono morbide ed aperte, vi sono due fontanelle, una in cima al cranio ed una sulla nuca. Ciò permette alle ossa di deformarsi e passare attraverso il canale del parto senza schiacciare il cervello, in quanto il bambino nasce che il suo cervellino non è del tutto formato. Ci impiegherà tre anni prima che la maturazione delle cellule cerebrali sia completata.

Il fatto che il bambino nasca con il cervello non del tutto completo permette di comprendere perché nei primi mesi di vita non è possibile che un bambino manifesti vizi.
Ciò accade perché non solo non c'è intenzionalità nel pianto che sottenda un vizio, ma anche perché nei primi mesi il bambino è mosso solo dalla soddisfazione dei bisogni primordiali. Questi bisogni sono: mangiare, dormire, sentirsi al sicuro, contatto fisico.
Ecco perché inizialmente il bambino non è in grado di fare ragionamenti complessi, ma viene mossi da istinti ed emozioni.

Perché il contatto fisico è così importante?
Dopo nove mesi di gestazione, seguono nove mesi di esogestazione, durante i quali il bambino piano piano capisce di non essere più nella pancia della mamma, ma di trovarsi nel mondo esterno, capisce che la mamma non è solo il prolungamento della persona del neonato, bensì un individuo a parte che soddisfa i suoi bisogni primari; verso i nove mesi inizia quel processo di individuazione del bambino che terminerà più o meno verso i due anni, con l'affermarsi della sua personalità, distinta da quella della madre.
Partendo da questi presupposti è comprensibile che il bambino abbia bisogno, soprattutto nei primi mesi, di una figura affettiva di riferimento, che non solo soddisfi i suoi bisogni fisici, ma anche quelli affettivi. Quella figura che fa sentire il bambino amato, cercato, voluto e soprattutto contenuto. Chi soddisfa questi bisogni è solitamente la madre.
La madre, quindi, crea con il proprio bambino un legame di protezione e sicurezza, dando al figlio quello che Bowlby definisce legame di attaccamento con la madre concepita dal bambino come una base sicura. Bowlby definisce la base sicura come “la base da cui un bambino parte per esplorare il modo e a cui può far ritorno in ogni momento di difficoltà o in cui ne senta il bisogno”. 

Contrariamente a quanto si crede nella cultura occidentale, che tende ad educare i bambini all'autonomia evitando il contatto fisico prolungato ma abituando i bambini a stare nella carrozzina, dormire da soli, non stare troppo in braccio, il contatto fisico favorisce nel bambino l'autonomia.
Più un bambino ha goduto del contatto fisico, possibilmente pelle a pelle, con la madre nei primi mesi di vita, più sarà sicuro di sè ed autonomo successivamente, in quanto avrà trovato nella madre la Base Sicura da cui partire per esplorare il mondo ed alla quale tornare per ricaricarsi affettivamente.
Portare i bimbi in fascia, cosleeping, tenere i bambini in braccio, allattamento (al seno o artificiale) basato sul contatto fisico, non lasciar piangere a lungo i bambini sono tutti modi per soddisfare il bisogno di contatto fisico del neonato.

Lasciar piangere il bambino, come si insegna nella cultura occidentale, perché così si fanno i polmoni, è la cosa più sbagliata.
Senza una figura affettiva di riferimento che si prenda cura del bambino che piange, egli si sentirà abbandonato ed il senso di abbandono, come ha studiato Spitz, crea nel bambino conseguenze devastanti, che, nei peggiori dei casi, portano ad handicap indotti da deprivazioni affettive, fino ad arrivare, nei casi più estremi, alla morte del neonato.

Essere genitori ad alto contatto di bambini ad alto contatto, quindi, significa rispondere ai bisogni dei bambini, soddisfacendo i bisogni di contatto fisico dei neonati. Non c'è un modo giusto o sbagliato, l'importante è che il neonato si senta sereno e contenuto.
Ecco perché noi mamme non dovremmo sentirci in colpa se decidiamo di rispondere ai messaggi che ci mandano i nostri bambini e non ce la sentiamo di lasciarli piangere a lungo.
Dovremmo ascoltare il nostro istinto, senza aver paura di sbagliare, senza farci condizionare dal giudizio delle persone che ci circondano, ma agendo "di pancia" dando retta al nostro cuore.

Commenti

  1. Sono d'accordo con te e con quello che scrivi, però non tanto con l'affermazione dello studioso secondo cui più si è ad alto contatto più i bambini saranno autonomi . Ho visto bambini cresciuti ad altissimo contatto che non sono autonomi (intendo mentalmente) e non si staccano dai genitori neppure a dieci anni e viceversa.
    forse perché ogni bambino e ogni genitore ha modi diversi e bisogni diversi e spesso non si evidenzia che conta moltissimo anch ciò che si trasmette con le parole ed i gesti, anche quando non lo si prende in braccio!
    Insomma, una cosa e' consolarlo parlandogli senza prenderlo in braccio dal lettino, un'altra lasciarlo piangere disperato da solo, in silenzio!

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  2. "Il fatto che il bambino nasca con il cervello non del tutto completo permette di comprendere perché nei primi mesi di vita non è possibile che un bambino manifesti vizi."
    Verissimo. Probabilmente questo principio non era chiaro all'autore del libro "Fate la nanna". Quoto quindi mamma avvocato anche se, essendoci passato, capisco anche l'esaurimento nervoso di quei genitori i cui figli scambiano il giorno con la notte (e, ovviamente, viceversa)

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